L’ITALIA RIFIUTA LE RACCOMANDAZIONI ONU SUI DIRITTI LGBTQIA+

Durante l’ultimo esame periodico universale delle Nazioni Unite, l’Italia ha rifiutato 12 delle 19 raccomandazioni riguardanti i diritti LGBTQIA+.

No al matrimonio egualitario, no alla protezione contro le terapie di conversione, no al riconoscimento della genitorialità omogenitoriale, alla protezione per l3 bambin3 intersex e all’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole.

Le uniche accettate sono quelle che non prevedono impegni concreti per le istituzioni.

Un rifiuto politico chiaro, che dimostra quanto per questo Governo le ideologie valgano più delle vite umane. Una strada che nega tutele, ignora realtà esistenti e volta le spalle a chi ogni giorno affronta discriminazioni e ostilità.

Mentre la cronaca ci restituisce quotidianamente episodi di violenza omolesbobitransfobica, chi è al potere continua a fare finta di niente. Nel Rapporto nazionale presentato dall’Italia durante l’Esame Periodico Universale all’ONU, si legge che il Governo “non ritiene di dover intraprendere ulteriori iniziative normative” per estendere i diritti civili. In altre parole, nessuna intenzione di riconoscere pienamente le persone LGBTQIA+ come cittadin3.

Una scelta che isola l’Italia in Europa e la pone lontana dagli standard internazionali in tema di diritti umani.

Mario Colamarino, Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli commenta: “Si parte rifiutando raccomandazioni, si finisce vietando i Pride. È la stessa logica che abbiamo visto all’opera in Ungheria: una politica che finge di ignorare che esistiamo per poterci silenziare. Ma la comunità è più forte dei divieti e l’unione è più forte della censura. A Budapest il Pride era stato vietato, eppure abbiamo sfilato lo stesso. La nostra esistenza non si nega: si afferma con forza, anche davanti ai muri politici di questo Governo.

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