È di mesi fa la notizia che in Unghera è stato vietato il Budapest Pride. Subito dure le reazioni degli altri Paesi UE, tra cui la stessa Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, che assicurava il suo sostegno alla comunità, al motto di “L’Europa è vostra alleata! Siate orgogliosi, sempre!”
Belle parole, che come al solito non vanno oltre lo slogan: se la Commissione non impugnerà la norma anti-Pride entro oggi, 27 maggio, la legge entrerà in vigore indisturbata, sancendo di fatto una grave battuta d’arresto per i diritti civili in Europa.
Un silenzio o un’inerzia da parte delle istituzioni equivarrebbe a un preoccupante via libera alle derive autoritarie e omolesbobitransfobiche del governo Orbán, mandando un messaggio pericoloso non solo alla comunità LGBTQIA+, ma a tutt3 l3 cittadin3.
La stessa Von der Leyen ha invitato i Commissari europei a non partecipare al Pride “per non provocare Orbán”. Nonostante ciò, le note di condanna firmate dalle ambasciate UE sono state 23. Il Governo Meloni è rimasto in silenzio, ancora una volta schierandosi dalla parte sbagliata della storia.
Ma fortunatamente la storia è fatta anche, e soprattutto, da chi decide di romperlo quel silenzio: 26 eurodeputati hanno già dichiarato la loro presenza al Budapest Pride. Sebbene Orbán abbia dichiarato di voler utilizzare il riconoscimento facciale per chi vi partecipa, la marcia non si arresta.
“La Commissione Europea non sta facendo nulla per i nostri fratelli e sorelle a Budapest, dove Orbán vuole schiacciare il Pride del 28 di giugno. Noi saremo lì, insieme all3 nostr3 amich3 ungheresi, con una grande delegazione dall’Italia, perché lì c’è la vera frontiera dell’Europa. Lì si gioca lo stato di diritto. Quello che sta succedendo a Budapest potrebbe succedere in ogni Paese, soprattutto in Italia. Stiamo attent3 e scendiamo in piazza unit3!” dichiara Mario Colamarino, Presidente del CCO Mario Mieli.
